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TURRIS LUCIS

STATO
Concorso
TIPOLOGIA
Chiesa
SITO
Santuario della Verna (AR)
ANNO
2023
TEAM di PROGETTO
Tommaso Campiotti
CONSULENZE
Immagini - Jimenez&Linares

Una torre di luce, dove il materiale esterno, la pietra, viene trasfigurato, redento, all’interno. La luce diventa protagonista, definendo il tempo e lo spazio.

La cappella interpreta questo luogo, diventando un elemento ben visibile dall’esterno. Una torre di base 5,4 x 5,4 m, suddivisa e ordinata secondo il numero 3. In altezza raddoppia esattamente la dimensione della pianta interna che è di 4,5 x 4,5 m, raggiungendo i 9 m (3²).

Le proporzioni rapportano fortemente lo spazio con la figura umana, ma la simbologia numerica richiama alla perfezione di cui tutta la natura è fatta, tutto secondo un ordine.
Questa torre rimane in stretto dialogo con la natura: il materiale di facciata è la pietra locale. Una pietra utilizzata in modo strutturale, annegata nel calcestruzzo, creando una muratura solida che unisce l’oggi alla tradizione. Tra le tante rocce, picchi e ferite del terreno, questo elemento si eleva, portando il peso della pietra verso l’alto. Pietre imperfette, che con il tempo si sporcheranno e si riempiranno di muschio e di vita: la natura farà diventare questa cappella parte integrante del bosco.

Questa roccia è però abitabile, da vivere. È un luogo dove entrare. Nel Percorso della Via Crucis, i volumi che definiscono le stazioni sono semplici contenitori di sculture, come pure il volume più grande che accoglie la Madonna Odigitria. Arrivati alla cappella, si passa da scultura ad architettura.

Non uno spazio da guardare, ma un luogo da vivere. La pietra stessa entra nello spazio interno cambiando formato, come se la luce la ordinasse, pur mantenendo la sua propria natura, con i propri segni e ferite. Questo rapporto interno-esterno è fondamentale, perché il Mistero non è qualcosa di slegato dall’umano, ma qualcuno con cui vivere un rapporto, conoscibile, che si ri-vela dentro la realtà.

Un luogo di raccoglimento. Si tratta di entrare nella ferita della carne, della roccia. Superando delle pietre che formano un gradino, si accede all’interno da un’apertura che attraversa la facciata da parte a parte, vetrata, che si contrappone ad un’altra di uguale dimensione, ma collocata nella parte alta della facciata opposta, per far entrare la luce. Sopra l’ingresso, per sottolineare la ferita della pietra, si realizza un taglio a forma di Croce. La Croce taglia il volume e fa entrare la luce all’interno. Una Croce Gloriosa. Questa lettura avviene sia dall’interno verso l’esterno sia viceversa; infatti la finestra sul lato opposto della Croce le permette di essere illuminata, e fa sì che la luce attraversi completamente l’edificio, riportando la sagoma della croce sullo spazio antistante la cappella.

Dentro la cappella lo spazio chiama verso l’alto. Una seduta continua circonda l’altare centrale, a sottolineare una fede personale che non potrebbe esistere senza la comunità, persino nei momenti più personali.

La Luce di Cristo riedifica lo spazio plasmandolo come la Misericordia di Dio redime l’uomo amandolo.